Nel 2024, il mercato europeo del carbonio ha registrato un’importante svolta. Secondo i dati più recenti diffusi dalla Commissione europea, le emissioni monitorate dall’EU ETS – lo schema europeo di scambio di quote di emissione – sono diminuite del 5% rispetto all’anno precedente, toccando una riduzione del 50% rispetto ai livelli del 2005. Questo dato avvicina concretamente l’Unione Europea al suo ambizioso obiettivo di -62% entro il 2030.
Emissioni in calo, spinta da rinnovabili e nucleare
A guidare questo calo è stato soprattutto il settore elettrico, che ha beneficiato di una forte spinta delle rinnovabili (+8%) e di una ripresa del nucleare (+5%), mentre carbone e gas hanno segnato rispettivamente un calo del 15% e dell’8%. Sul fronte industriale le emissioni sono rimaste stabili, mentre il comparto aereo ha mostrato un aumento del 15%. Il 2024 ha segnato anche il debutto del trasporto marittimo nel sistema EU ETS, con circa 72 milioni di tonnellate di CO₂ registrate.
Crediti di carbonio: un mercato in evoluzione
Questo contesto dinamico riaccende i riflettori sul mercato dei crediti di carbonio, un meccanismo finanziario che consente a imprese e governi di scambiare permessi di emissione. Secondo Luke Oliver, responsabile dei Climate Investments di KraneShares, è fondamentale distinguere tra il mercato volontario, ancora limitato e poco strutturato (meno di 2 miliardi di dollari), e i sistemi “cap and trade” obbligatori, che superano già i mille miliardi e attraggono crescenti flussi di investimento.
La spinta regolatoria globale – dal Carbon Border Adjustment Mechanism europeo all’interesse di paesi come India e Turchia – lascia intravedere un’ulteriore espansione del settore. Possibili connessioni tra mercati, come quella in discussione tra Washington, California e Quebec, o una futura convergenza tra Regno Unito e UE, rafforzano questa prospettiva.
Il legame tra CO₂ e gas naturale
Ma a influenzare profondamente il valore delle quote di CO₂ è anche il gas naturale. La forte correlazione (92%) tra i future sul gas TTF e le European Union Allowances (EUA) conferma l’interdipendenza tra i due mercati. Nei periodi di alta volatilità – come quello osservato a inizio 2024 – molti investitori hanno utilizzato le EUA come proxy per scommettere sul gas, vista la maggiore accessibilità.
Prezzi instabili e incertezze geopolitiche
L’instabilità geopolitica continua a pesare. Dopo il picco di fine gennaio, i prezzi del gas sono crollati del 65% entro aprile, seguendo le oscillazioni legate ai negoziati sul conflitto russo-ucraino, ai possibili dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti e alle nuove strategie di stoccaggio dell’UE.
Nonostante la riduzione dei flussi attraverso l’Ucraina e l’inattività di tre dei quattro gasdotti Nord Stream, il mercato fatica ancora a includere pienamente il gas russo nei propri modelli previsionali, lasciando gli operatori in una situazione di incertezza strutturale.
Uno scenario da monitorare
In questo scenario complesso, la decarbonizzazione avanza tra spinte regolatorie, tensioni geopolitiche e nuove opportunità di investimento. Il mercato della CO₂, lungi dall’essere un comparto isolato, si conferma uno dei principali termometri dell’evoluzione energetica globale.
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