Un materiale ben noto nel campo del solare termico si prepara a giocare un ruolo di primo piano anche nella rivoluzione del nucleare di nuova generazione. I sali fusi, già impiegati per immagazzinare calore negli impianti a concentrazione solare, sono ora oggetto di una ricerca avanzata che punta a verificarne la resistenza in condizioni estreme di radioattività. L’iniziativa nasce da una collaborazione tra il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) e la società americana NANO Nuclear, con l’obiettivo di esplorare il potenziale di questi composti nei reattori più innovativi, tra cui i microreattori.
Un progetto biennale con un finanziamento da mezzo milione di dollari
Finanziato con un contributo iniziale di 500.000 dollari (circa 460.000 euro), il progetto durerà due anni e si concentrerà sull’analisi del comportamento dei sali nitrati sotto l’effetto di intense radiazioni ionizzanti. Se da un lato le loro proprietà termiche sono già ben conosciute, resta infatti da chiarire come tali materiali si trasformino a contatto prolungato con ambienti ad alta radioattività, come quelli presenti nei reattori di nuova concezione.
Il cuore della ricerca: il Gammacell 220F Co-60 del MIT
Il cuore della sperimentazione sarà l’irradiatore Gammacell 220F Co-60 del MIT, una sofisticata apparecchiatura che consente di simulare le condizioni radiative di un reattore reale, evitando però l’uso diretto di combustibile nucleare. Questa metodologia consente di operare in massima sicurezza, raccogliendo dati affidabili in ambienti altamente controllati.
Diagnostica avanzata e misurazioni in tempo reale
Guidato dal professor Koroush Shirvan, esperto di ingegneria dei sistemi nucleari, il team di ricerca utilizzerà tecnologie diagnostiche all’avanguardia, come sensori per la rilevazione dei gas e strumenti per la misurazione delle performance termiche in tempo reale. Il fine ultimo è valutare la durabilità e la stabilità dei sali fusi non solo sotto il profilo termico, ma anche chimico, con particolare attenzione al loro comportamento durante e dopo l’irraggiamento.
Microreattori e oltre: le ricadute della sperimentazione
Jay Yu, fondatore di NANO Nuclear, ha evidenziato come questi test rappresentino un passo cruciale per rendere praticabili nuove tipologie di reattori compatti e sicuri. Un’opinione condivisa anche dal professor Ian Farnan, responsabile dei materiali radioattivi presso la stessa azienda, che ha sottolineato il valore strategico di poter condurre test così sofisticati senza dover ricorrere a un reattore attivo.
Dati trimestrali e impatti industriali futuri
I risultati, aggiornati ogni trimestre, andranno direttamente a supporto dello sviluppo ingegneristico di reattori avanzati, ma le potenziali applicazioni non si fermano al nucleare. I sali fusi, se confermati affidabili in ambienti radioattivi, potrebbero trovare impiego anche nella produzione di calore industriale e nello stoccaggio energetico per aree remote o off-grid, segnando un punto di svolta per molte tecnologie energetiche del futuro.
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