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Energia nucleare e rinnovabili: una convivenza possibile anche in Italia?

Negli ultimi anni il dibattito sull’energia nucleare ha ripreso vigore, anche in Italia. Con il contesto energetico profondamente mutato e le esigenze di competitività industriale sempre più pressanti, si guarda con interesse alla possibilità di integrare nucleare e rinnovabili in un mix energetico equilibrato. Ma a che punto siamo realmente?

Il ritorno del nucleare in Italia

Un passo significativo verso il ritorno dell’energia nucleare in Italia è l’imminente firma dell’intesa per la creazione della Newco sul nucleare. Questa nuova società sarà guidata da Enel (51%), con la partecipazione di Ansaldo Energia (39%) e Leonardo (10%), e avrà il compito di realizzare uno studio di fattibilità sulle nuove tecnologie nucleari, concentrandosi sugli Small Modular Reactors (SMR) e gli Advanced Modular Reactors (AMR), con un’attenzione anche alla fusione.

Un cambiamento di prospettiva

A livello politico e sociale, l’Italia sta vivendo un cambiamento di paradigma rispetto ai referendum del 1987 e del 2011, che avevano sancito la fine del nucleare nel Paese. L’attuale scenario geopolitico rende sempre più urgente l’adozione di un mix energetico diversificato per garantire stabilità e sicurezza energetica. Inoltre, l’alto costo dell’energia penalizza la competitività delle imprese italiane, rendendo necessaria una revisione delle strategie energetiche.

Il contesto europeo

Non si tratta solo di un fenomeno italiano: in Spagna, la Camera dei Deputati ha recentemente approvato una mozione per estendere la vita utile delle centrali nucleari, nonostante l’opposizione dei partiti di governo. Anche in Germania si registra un ripensamento sulla decisione di abbandonare l’energia nucleare, con diverse forze politiche che rivalutano la sua utilità.

Implicazioni per l’industria italiana

L’Italia, pur non avendo centrali nucleari operative, possiede la seconda industria nucleare più importante d’Europa dopo la Francia. La creazione della Newco potrebbe dare un impulso significativo a questo settore, con ricadute positive sull’intero sistema economico nazionale. Il governo prevede di introdurre una legge delega a breve per facilitare questo processo.

Costi e benefici del nucleare

Il Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec) prevede che l’adozione del nucleare possa generare un risparmio di circa 17 miliardi di euro entro il 2050 rispetto a uno scenario senza nucleare. L’obiettivo è raggiungere una capacità nucleare di 8 GW entro la stessa data. I costi stimati per la costruzione degli SMR variano tra 3 e 5 milioni di euro per Megawatt, rendendoli competitivi rispetto ad altre fonti energetiche.

Nucleare e rinnovabili: un binomio complementare

I detrattori del nucleare sostengono che i costi siano troppo elevati rispetto alle rinnovabili, ma questa contrapposizione potrebbe essere fuorviante. Un mix energetico bilanciato può integrare efficacemente entrambe le fonti, riducendo la dipendenza dal gas e migliorando la stabilità della rete elettrica. Gli SMR e gli AMR, con una vita utile fino a 60 anni e un funzionamento di circa 8.000 ore all’anno, garantiscono una continuità produttiva che le rinnovabili, per loro natura intermittenti, non possono offrire.

Il confronto dei costi

Se si utilizza un parametro di valutazione omogeneo come il Value-Adjusted Levelized Cost of Electricity (VALCOE), il divario tra nucleare e rinnovabili si riduce significativamente: dai 100 dollari/MWh iniziali si scenderebbe a 55 dollari/MWh, fino ad arrivare a circa 40 dollari/MWh entro il 2050.

L’integrazione tra energia nucleare e rinnovabili in Italia non è solo possibile, ma potrebbe rivelarsi strategica per garantire sicurezza energetica, stabilità dei prezzi e competitività industriale. La sfida ora è creare un quadro normativo chiaro e favorire lo sviluppo di una filiera industriale in grado di supportare questa transizione.

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