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Il nucleare in Italia è possibile (e necessario): parla Stefano Monti, presidente dell’AIN

“Il nucleare in Italia ci sarà”: lo afferma con chiarezza Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare (AIN), intervistato da Industria Italiana in un approfondimento che getta luce sullo stato dell’arte e sulle sfide da affrontare per riportare l’energia atomica in Italia. Tra prudenza tecnica e urgenza strategica, Stefano Monti delinea un quadro realistico ma fiducioso, in cui il ritorno dell’Italia nel club dei paesi nuclearizzati è non solo auspicabile, ma imprescindibile.

Non si tratta solo di SMR vs reattori tradizionali

Stefano Monti invita a superare la contrapposizione, oggi molto mediatica, tra Small Modular Reactors (SMR) e reattori di terza generazione. La questione vera non è quale tecnologia scegliere oggi, ma creare le condizioni di contesto per poter operare una scelta consapevole e fondata tra qualche anno. Il nucleare richiede infrastrutture, competenze, un sistema regolatorio chiaro e una solida base industriale.

Un sistema da costruire, non solo una tecnologia da importare

Il primo passo concreto è l’approvazione definitiva del decreto delega per il rilancio del nucleare, seguito dalla creazione di una vera Autorità di Sicurezza Nucleare. L’Italia ha oggi solo un ispettorato (ISIN), ma non una struttura adeguata a sostenere un programma nucleare.

Bisogna investire in formazione, comunicazione e rafforzamento della supply chain, composta attualmente da circa 70 aziende, con potenzialità di arrivare a oltre 400.

L’industria c’è. Servono visione, regole e finanziamenti

Stefano Monti cita Walter Tosto come esempio d’eccellenza, attiva nel progetto ITER in Francia. L’Italia ha competenze industriali di livello mondiale, ma senza un quadro normativo e strumenti finanziari adeguati, rischia di restare ai margini. Come per le rinnovabili, anche il nucleare ha bisogno di sostegno pubblico.

Quale tecnologia per l’Italia?

La scelta tra SMR, reattori evolutivi o innovativi sarà guidata da criteri tecnici, industriali e di sicurezza. La nuova NewCo tra Enel, Leonardo e Ansaldo Energia avrà il compito di valutare le opzioni disponibili. L’obiettivo realistico è di avere reattori operativi entro 8-10 anni, indicativamente entro il 2030.

La lezione dell’estero

Russia e Cina hanno già reattori avanzati operativi. L’Occidente è in ritardo, ma l’Europa sta cercando di recuperare: 13 Paesi hanno annunciato nuovi progetti nucleari e la European SMR Industrial Alliance coinvolge 337 organizzazioni, tra cui 50 italiane.

Il nodo dell’accettabilità sociale

La comunicazione pubblica è fondamentale. Il nucleare è una scelta strategica per la transizione energetica, non un’opzione ideologica. Servono informazioni corrette, trasparenti, basate su evidenze scientifiche. Il nucleare garantisce produzione stabile, programmabile e a basse emissioni, in grado di affiancare le rinnovabili e ridurre la dipendenza dal gas.

La rivoluzione nucleare è già cominciata, e l’Italia deve decidere se esserci

L’intervista a Stefano Monti è un invito alla concretezza. Il nucleare non può ripartire in Italia senza una visione sistemica che metta insieme industria, politica, finanza, formazione e consenso sociale.

Le tecnologie ci sono – o lo saranno a breve. La vera sfida è prepararsi ad accoglierle. Il rischio non è tecnico, ma politico e culturale. L’Italia può farcela, ma il tempo stringe. E la rivoluzione nucleare non aspetta.

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