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Italia e spese NATO: La strategia per raggiungere il 2% del PIL in anticipo

La strategia italiana

L’Italia sta accelerando il passo per raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL in spese per la difesa prima del previsto, adottando una strategia innovativa che include il budget della Guardia Costiera e parte dei fondi del PNRR. L’intento del governo guidato da Giorgia Meloni è quello di presentarsi a Washington con i conti in ordine, soprattutto in vista di un possibile bilaterale con Donald Trump nei prossimi mesi.

Le iniziative del governo

Attualmente, l’Italia prevede di spendere l’1,57% del PIL in difesa nel 2025, una percentuale inferiore rispetto agli obiettivi futuri della NATO, che potrebbero raggiungere il 3%, con Trump che spinge addirittura per il 5%. Per evitare pressioni dagli Stati Uniti e dagli alleati, il governo italiano ha avviato una serie di misure per incrementare le spese senza gravare eccessivamente sul bilancio statale.

Una delle principali iniziative in discussione è l’inclusione nel calcolo delle spese per la difesa del budget delle Capitanerie di porto, ossia la Guardia Costiera, che opera nel Mediterraneo per la sicurezza dei confini e il soccorso dei migranti.

Un’altra mossa strategica riguarda l’utilizzo di una quota dei fondi del PNRR. Il governo prevede una revisione degli investimenti tra i 10 e i 12 miliardi di euro, alcuni dei quali potrebbero essere riallocati verso progetti di rilevanza militare e infrastrutturale.

L’agenda europea e la clausola del “comprare europeo”

Parallelamente alla ricerca di fondi nazionali, l’Italia sta portando avanti un’importante battaglia in sede europea per aumentare il budget destinato alla difesa dell’UE. L’European Defence Industry Plan (EDIP) attualmente prevede un finanziamento di 1,5 miliardi di euro, considerati insufficienti da Roma, che chiede un rifinanziamento tra i 25 e i 30 miliardi di euro.

Un punto chiave delle trattative è la proposta di una “clausola di preferenza europea“, volta ad aumentare la quota di componentistica di origine UE negli appalti della difesa. Questa misura potrebbe incontrare resistenze, soprattutto da parte di Trump, ma rappresenterebbe un passo decisivo per l’autonomia strategica del continente.

L’appello della NATO ed il vertice di Bruxelles

Il presidente del Comitato militare della NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha recentemente sottolineato la necessità di superare il 2% del PIL nelle spese militari, invitando i paesi membri a una gestione più efficiente e collaborativa degli investimenti nella difesa.

In questo contesto, si è tenuto un vertice informale del Consiglio Europeo, convocato dal presidente Antonio Costa. L’incontro ha voluto essere una piattaforma per discutere le prospettive di rafforzamento della difesa europea, proprio mentre la Russia continua la sua aggressione in Ucraina e Donald Trump assume il suo nuovo mandato alla Casa Bianca.

L’Italia, con la sua strategia di riorganizzazione delle spese e la promozione del “comprare europeo“, vuole porsi come protagonista di questa discussione, cercando un equilibrio tra impegni NATO, interessi europei e relazioni con gli Stati Uniti.

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