Con oltre 100 miliardi di euro di scambi annuali, la Francia e l’Italia intrattengono una delle relazioni commerciali più intense d’Europa. Secondo il rapporto 2024 sul bilancio annuale degli investimenti esteri in Francia, l’Italia è il terzo partner commerciale della Francia, mentre la Francia è il secondo partner commerciale dell’Italia, dopo la Germania. Questa interdipendenza strutturale, fondata su una forte complementarità industriale, conferisce alle relazioni franco-italiane un ruolo centrale nell’architettura economica europea.
Le prospettive di questo partenariato sono promettenti, in particolare grazie a una maggiore cooperazione nei settori strategici, agli investimenti incrociati e alla transizione ecologica.
Mentre il 2024 è caratterizzato da un rallentamento globale degli investimenti diretti esteri (IDE), le relazioni bilaterali tra Francia e Italia si affermano come un pilastro della resilienza economica europea. Con 117 progetti censiti, l’Italia si posiziona al quinto posto tra i paesi investitori in Francia, davanti alla Svizzera e al Canada, e rappresenta il 7% dei posti di lavoro creati o mantenuti sul territorio francese grazie agli IDE.
Una complementarità strutturale
Gli investimenti italiani in Francia illustrano una complementarità industriale e strategica tra i due paesi. Nel 2024, l’Italia si distinguerà come terzo investitore nelle attività produttive, con il 10% dei progetti in questo settore. Questo posizionamento si inserisce in una dinamica di co-sviluppo delle filiere industriali chiave, come l’automobile, la metallurgia o le energie rinnovabili.
Le regioni Hauts-de-France, Grand Est e Bourgogne-Franche-Comté concentrano il 42% dei progetti italiani nel settore automobilistico e il 50% nella metallurgia, grazie a ecosistemi industriali integrati che rafforzano l’attrattiva di questi territori per gli industriali transalpini.
Tra gli esempi di spicco figura l’investimento del gruppo Iveco, che sta sviluppando la produzione di autobus elettrici ad Annonay, in Auvergne-Rhône-Alpes, una risposta concreta agli obiettivi di decarbonizzazione della mobilità fissati da France 2030. Allo stesso modo, Marcegaglia, leader mondiale nel settore dell’acciaio, ha rilevato lo stabilimento di Ascométal in Provenza-Alpi-Costa Azzurra per produrre acciaio a basse emissioni di carbonio, con un programma di investimenti di 600 milioni di euro.
Secondo il Quadro di valutazione della qualità pubblicato da Business France, i progetti di origine italiana si distinguono per la loro forte intensità industriale, il loro contributo alla transizione ecologica e la loro ubicazione in territori chiave per la reindustrializzazione francese. Questa dimensione qualitativa rafforza l’importanza strategica del partenariato franco-italiano, al di là dei soli indicatori quantitativi.
La prova di una fiducia duratura
La solidità del partenariato franco-italiano è dimostrata anche dalla fiducia degli investitori italiani. Nel 2024, il 72% delle imprese straniere che hanno investito in Francia erano già presenti, una percentuale che include numerose società italiane che hanno scelto di reinvestire attraverso l’ampliamento o l’ammodernamento di siti esistenti. Questo dato testimonia una soddisfazione rinnovata nei confronti del contesto economico e industriale francese.
Un’alleanza europea ad alto potenziale
L’Italia è uno dei sette paesi europei presenti nella Top 10 degli investitori stranieri in Francia, un dato significativo che riflette la vitalità del mercato unico, anche in un contesto di forte calo degli IDE in Europa (-23% nel 2024). Più in generale, l’Europa rappresenta il 64% di tutti i progetti di investimento estero in Francia quest’anno, a conferma che la dinamica continentale rimane un pilastro essenziale della strategia di attrattività francese.
Questa sinergia franco-italiana è pienamente in linea con le priorità del piano Francia 2030, in particolare nei settori dell’energia, della mobilità sostenibile e delle tecnologie del futuro. Attraverso progetti comuni ad alto valore aggiunto, la Francia e l’Italia non solo rafforzano i loro legami bilaterali, ma contribuiscono anche alla costruzione di una sovranità industriale europea più resiliente e sostenibile.
Elena Estevez-Carracedo, Chargée de projet IREFI
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