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La trasformazione di Sogin sotto la guida di Gian Luca Artizzu

L’intervista concessa dall’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, a Celestina Dominelli su Il Sole 24 Ore non è passata inosservata. Pubblicata in prima pagina del quotidiano diretto da Fabio Tamburini, l’intervista ha offerto un’analisi chiara e dettagliata sulla situazione attuale e sulle prospettive future di Sogin, un’azienda di Stato da sempre strategica, ma anche segnata da difficoltà operative.

Un’azienda strategica con un compito delicato

Sogin, infatti, ha il delicato compito di gestire il decommissioning delle ex centrali nucleari italiane e di preservare il patrimonio di competenze nel settore, cruciale in vista dei piani governativi per un possibile ritorno all’energia nucleare. Artizzu, in carica da un anno e mezzo, ha trovato un quadro complesso e compromesso, ma con un intenso lavoro di ristrutturazione ha avviato una trasformazione significativa.

Trasparenza e rigore nella gestione

Uno degli aspetti centrali emersi nell’intervista è la necessità di una gestione trasparente e rigorosa. “Prima non c’erano numeri certi e tempi realistici sul piano di decommissioning, oggi finalmente sì”, ha dichiarato Artizzu, sottolineando che la sua amministrazione si è distinta per una “operazione serietà”. Tra le prime mosse, grazie al sostegno del Ministero dell’Economia, ha riorganizzato la struttura aziendale, ruotando i dirigenti di prima fascia e riducendo i livelli decisionali per migliorare l’efficienza operativa.

Il nodo del Deposito Nazionale

Sul nodo cruciale del Deposito Nazionale per le scorie nucleari, Artizzu ha riconosciuto il lavoro svolto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin, che ha impostato un percorso realistico e rigoroso. “Molte resistenze sono determinate da una propaganda avversa al nucleare”, ha affermato, precisando che un’infrastruttura progettata con i massimi standard di sicurezza non comporterebbe rischi per la popolazione, ma anzi porterebbe benefici economici, occupazionali e scientifici ai territori che la ospiteranno.

Il piano di smantellamento delle centrali nucleari

Per quanto riguarda il piano di smantellamento delle vecchie centrali nucleari, Artizzu ha evidenziato le criticità della pianificazione precedente, che sottostimava costi e tempistiche. “Il vecchio piano prevedeva 8 miliardi di euro fino al 2042, ma senza considerare impatti come l’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime”, ha spiegato, illustrando le correzioni apportate e la necessità di estendere di dieci anni il termine del progetto.

Sogin e il ritorno al nucleare

Infine, Artizzu ha affrontato il tema del possibile ritorno al nucleare, ribadendo che Sogin viene spesso attaccata per ragioni politiche e ideologiche. “All’estero siamo considerati un benchmark, tanto che il nostro piano di decommissioning è stato replicato in altri Paesi e la nostra Radwaste Management School forma professionalità di alto livello anche per l’estero”, ha affermato. Ha poi sottolineato che il know-how maturato da Sogin rappresenta un asset fondamentale non solo per la sicurezza nucleare attuale, ma anche per eventuali sviluppi futuri nel settore dell’energia atomica in Italia.

Una gestione improntata alla trasparenza

La gestione Artizzu sembra dunque orientata a riportare ordine e trasparenza in una realtà complessa, con l’obiettivo di trasformare Sogin in un’eccellenza del settore, capace di affrontare le sfide future con competenza e rigore.

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